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L'origine del santuario è legata ad una tradizione popolare che vuole che in un sabato di Quaresima del 1436, un pastore del luogo ritrovò la sua pecorella smarrita inginocchiata davanti all'immagine della Vergine, dipinta su un muro. Una volta che la notizia si diffuse per il paese una folla di fedeli e curiosi salì sulle balze del M. Muto decidendo, di lì a poco, di erigere un tempio alla Vergine Maria.
All'origine era solamente l'abside con l'affresco della Madonna a braccia aperte protetta dal Dio Pancreator. Durante il Rinascimento all'abside fu unita la chiesa attuale e durante il '600 vi si aggiunsero accorgimenti architettonici in stile barocco, che furono eliminati nei restauri del 1934 ritornando, così, allo stile originario.
L'ingresso possiede un lineare portale in travertino, mentre all'interno si può notare un pregevole coro ligneo e nelle cappelle laterali i vari santi francescani: San Francesco, San Pasquale Baylon, San Giovan Giuseppe. E ancora lapidi funerarie di nobili locali tra le quali spicca quella della famiglia Sanseverino. Ma il vero centro di interesse rimane l'abside, dichiarata Monumento Nazionale nel 1926.
Verso il 1450 si formò la confraternita che presto divenne proprietaria sul posto di boschi e armenti. Innocenzo VIII, con bolla del 1487 Piis fidelium votis, su richiesta di Onorato Gaetani, vi creava la cappellania: sei sacerdoti — scelti dal signore di Piedimonte col consenso dell’Università — abitarono in un gran fabbricato costruito negli anni 1490-95, adiacente alla chiesa, oggi detto Beneficenza. La costruzione fu completata nel 1504. I cappellani non soddisfecero gran ché alle aspettative del pubblico, e nel 1611 vennero al loro posto i Servi di Maria, che vi durarono un anno.
Tornarono i cappellani, e vi si mantennero altri sessant’anni. Finalmente i due compatroni, iGaetani e il Comune, il 21 luglio 1674, concessero  il santuario in uso perpetuo ai frati francescani alcantarini. Era stato il governatore di Capua, D. Nicolò Gascón y Altava, che in visita al duca Gaetani, avendo domandato del santuario, aveva proposto i pii religiosi spagnoli.
Verso la metà di luglio accompagnati dal duca, dalle autorità locali, dai domenicani, dai carmelitani e da una grande folla di fedeli, arrivarono i primi francescani guidati dal Provinciale P. Giovanni di S.Maria, erano in dodici e tra essi già c'era il novizio Giovan Giuseppe della Croce. Chiusi nel freddo caseggiato si misero subito all'opera e dopo soli due anni passarono al nuovo convento. Il loro stile di vita era improntato sul lavoro e la preghiera e per questo rinunziarono anche alle rendite della chiesa, sicché non avevano nemmeno i soldi per pagarsi il medico. Questa vita così raccolta e piena di sacrifici, dovuta anche all'ostilità dei cappuccini presenti, li fece entrare nel cuore dei piedimontesi.
P. Giovanni di S. Maria, il loro primo maestro, era il nobile spagnuolo Gaspare Muñoz de Valeria dei baroni di Las Beves, ed era una grande personalità. Era stato paggio del Viceré, poi integro funzionario, e, ventisettenne, era entrato nella riforma alcantarina. Dopo la sua sosta sul M.Muto divenne consigliere dei papi Innocenzo XI e Alessandro VIII, vescovo di Solsona in Aragona, familiare della Real Casa, Presidente della Deputazione d'Aragona e Ambasciatore a Vienna. Il fatto che sul punto di morire donasse 500 duc. per far edificare la Cappella a S. Pietro d'Alcantara proprio qui, sul M. Muto, fa capire come questo uomo così conosciuto in tutta Europa avesse sempre nella sua mente i suoi giorni trascorsi su quest'eremo.
Gli successe il mistico S. Giovan Giuseppe della Croce, al secolo Carlo Gaetano Calosirto, nato ad Ischia il 15 agosto 1654, che fin da piccolo apprezzò il gusto della meditazione.
Novizio a Piedimonte, il 18 settembre 1677 fu ordinato sacerdote nella chiesa di S. Maria.
Seppure a tratti rimase tra noi per quasi vent'anni. Fu per anni il Maestro dei novizi. Durante la sua permanenza ed anche dopo la sua morte l'eremo bianco di San Pasquale fu un vero faro della spiritualità. Qui scrisse un Trattato di teologia morale e sempre qui manifestò poteri di chiaroveggenza, levitazione e taumaturgia. Fu successivamente Definitore e Provinciale, morì a Napoli, in aria di santità, il 5 marzo 1734. Beatificato nel 1789 da Pio VI fu successivamente proclamato santo da Gregorio XVI nel 1839.
Nell'ottobre del 1822 entra nel convento Fra Modestino da Frattamaggiore che diventerà, cinque anni dopo, Padre Modestino di Gesù e Maria. Morirà a Napoli nel 1854. L'11 marzo 1891 il papa Leone XIII gli concede il titolo di Venerabile e, oggi, è in attesa di Beatificazione.