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Minorità, Povertà e Solidarietà

Una Fraternità di minori, poveri e solidali,

pellegrina e straniera per le strade del mondo sulle orme di Gesù,

per proclamare il valore di tutto l’uomo e di ogni creatura

 

 

La minorità (povertà interiore, umiltà di cuore), la povertà (il vivere sine proprio) e la solidarietà (responsabilità del destino degli altri) caratterizzano e qualificano la nostra vita fraterna in comunità, poiché descrivono il nostro modo di essere fratelli, il nostro modo peculiare di vivere e annunciare il Vangelo nel cuore della Chiesa e nei chiostri abbandonati del mondo. Siamo una Fraternità di “minori”.

 

Vivere in minorità, senza nulla di proprio e solidali è fare nostra la forma di vita con cui Francesco visse nel suo tempo l’opzione per il Vangelo, forma di vita che egli mostrò «con la parola e con l’esempio» (TestsC 5) e che, in ultima analisi, consiste nel far propri i sentimenti di Cristo, il quale, pur essendo di condizione divina, non fece sfoggio della sua posizione divina, ma si spogliò del suo rango e si abbassò, obbedendo fino alla  morte e alla morte di croce (cf Fil 2,5-8), Lui che, per la nostra salvezza, si nasconde sotto l’apparenza di pane (cf LOrd 27).

 

Essere minori, vivere senza nulla di proprio e solidali ha certamente delle conseguenze sociali, poiché esige un certo spogliamento esteriore ed interiore, sentirsi servi di tutti e tenuti a servire a tutti (cf 2Lf 2), rinunciare al potere sugli altri, stare con i poveri e vedere il mondo con i loro occhi. In qualunque caso la motivazione profonda è sempre esclusivamente evangelica, poiché indica il movimento di chi sceglie di seguire «più da vicino il Vangelo e le orme del Signore nostro Gesù Cristo»[1], che comporta: spogliarsi per servire e umiliarsi per ascoltare, obbedire e condividere.

 

D’altra parte, dal momento che Dio si è manifestato minore, senza nulla di proprio e solidale con tutti nella persona del Figlio, è evidente che la minorità, il vivere senza nulla di proprio e la solidarietà sono luoghi privilegiati dell’incontro con Dio e che, di conseguenza, solo chi non trattiene nulla per sé (cf LOrd 29) sarà capace di accoglienza e di servizio.

 

 

La nostra Fraternità, dopo  il Concilio Vaticano II, ha fatto un grande sforzo per seguire con fedeltà, nella vita e nelle attività dei Frati, il cammino di Gesù, così come lo percorse Francesco, «vero amante e imitatore»[2] di Cristo, ispirandosi al progetto che  propone la Regola, progetto che, nelle Priorità dell’Ordine per questo sessennio, troviamo formulato con queste parole: «una Fraternità di minori, poveri e solidali, pellegrina e straniera per le strade del mondo sulle orme di Gesù, per proclamare il valore di tutto l’uomo e di ogni creatura»[3].

 

A questa formulazione siamo giunti grazie ad una conoscenza più profonda del carisma francescano e grazie all’ascolto e all’interpretazione, alla luce del Vangelo, dei segni dei tempi e dei luoghi, attraverso cui ci sentiamo interpellati da Dio e chiamati a dare una risposta evangelica[4].

 

Tra i segni di vita nel campo della minorità, povertà e solidarietà possiamo segnalare il fatto che negli ultimi anni è avvenuto un certo dislocamento dei Frati verso la periferia, verso i luoghi di frontiera, i chiostri dimenticati e i chiostri inumani[5], abbandonando a volte strutture che ci facevano apparire come grandi (in contrapposizione al nostro essere minori), come potenti (in contrapposizione alla nostra opzione di vivere in povertà) e come padroni (in contrapposizione alla solidarietà con gli ultimi). In questo contesto desidero sottolineare l’importanza delle Fraternità itineranti e delle Fraternità di inserzione, il cui numero sta ultimamente crescendo. Queste Fraternità, se nascono come frutto del discernimento della Fraternità provinciale e se sono accompagnate da questa, non esito a definirle come realtà molto positive, significative e necessarie, per ricordare a tutti i Frati la necessità che abbiamo di sentirci «pellegrini e forestieri» (Rb 6,2) e di convivere con i poveri e i bisognosi di questo mondo (cf Rnb 9,2)[6].

 

Un importante segno di vita è l’opzione che molti Frati e diverse nostre Fraternità, incluse alcune Entità, hanno fatto di condurre una vita sobria ed essenziale, motivati dalla radicalità evangelica e dalla chiamata alla solidarietà con tante persone che mancano dell’indispensabile. Questo ha portato molte Fraternità a condividere gli spazi della propria Casa con i poveri e ad offrire loro da mangiare (mense per i poveri), accoglienza, in particolare per i senza tetto, primi aiuti sanitari, orientamento professionale…

 

Un altro segno positivo della nostra scelta per la minorità, la povertà e la solidarietà è il fatto che in molti Frati è cresciuto l’impegno in favore della giustizia, della pace e dell’integrità del creato, mostrando così una speciale solidarietà con quanti non hanno voce nel nostro mondo dominato dal denaro e dalla violenza, partecipando attivamente nella difesa dei diritti umani e alla denuncia delle loro violazioni. Le manifestazioni di solidarietà si vedono anche in molte delle nostre attività educative, assistenziali, pastorali e di promozione umana. In questo contesto è particolarmente significativo lo sforzo di molti Frati che lavorano a favore degli ammalati di AIDS, di lebbra o con dipendenze distruttive (droga, alcol…), così come in favore dell’educazione della persona nelle scuole, nei collegi, nelle università.

 

[1] Formula della professione; CCGG 5 §2.

[2] TestsC 5

[3] Seguaci di Cristo per un mondo fraterno; Guida per l’approfondimento delle Priorità dell’Ordine dei Frati Minori (2003-2009), 23.

[4] Cf Sdp 6.

[5] Cf Sdp 37.

[6] Per quanto riguarda l’inserzione, cf VFC 63.