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Tradizioni popolari e miti della

S.Spina di Petilia Policastro

di Duilio Mario

 

Un’opera, accolta, diventa già segno sul quale tu fissi il tuo sguardo con intelletto d’amore, godendo dei suoi frutti; il segno ti richiama anche e principalmente ad una relazione vitale, più profonda nella quale si integra, come nel suo humus originario e nella quale tu lo cogli nella sua inesauribile verace fecondità di memoria, grata del passato, e proiezione ardimentosa di futuro. “Quidquid veri percipitur, sub specie aeternitatis percipitur” recita l’antico effato.  Questo sentimento mi guida, per l’alto onore che ne ricevo, nel presentare l’opera del dottor DUILIO MAURO, mio preside per vent’anni, all’Istituto Agrario di Catanzaro.

C’è un legame profondo, che ho verificato, nel rapporto alla terra: un legame profondo ed esistenzialmente più visibile nell’autore, esperto Agronomo, agricoltore e contadino “professo”; comune ed intenso nell’assunzione del mondo rurale ea simbolo di cultura; la cultura che privilegia la fruttuosità a beneficio di altri, che collega l’immagine dell’agricoltore a quella del soldato e del lottatore, che incoraggia alla sapiente e paziente perseveranza.

Si avvertono i palpiti di quella interazione tra cultura cattolica e cultura rurale, aventi origini comuni, alla quale mirabilmente l’Autore fa riferimento con convinzione culturale, modello riuscito dell’accoglienza del reale, nell’armonia delle sue dimensioni e nella sorgiva fecondità delle sue proiezioni. Il lettore avveduto si accorgerà presto che l’opera si segnala per l’accuratezza della documentazione critica, preziosa per la difficile reperibilità e interpretazione delle fonti e perché si pone come base della quale non potranno prescindere i lavori successivi; notevole è anche la passione per la quale il Santuario, quello della S. Spina viene non tanto nel suo maestoso distacco rituale e sacrale, ma come visione/sogno in naturale sintonia con un modo di essere, quindi archetipico, e che perciò lascia “un segno indelebile nella memoria e nell’immaginazione”.

Auguro a tutti i lettori di poter godere di questa “dilatazione dell’anima”, così che quanti siamo accumunati in questa piacevole rappacificante esperienza possiamo adoperarci affinché non siano abbandonate le terre delle quali viene il pane che manca a tante famiglie; affinché sia accolto il grido contro la disumanità di situazioni evidentemente ingiuste; affinché si componga la consapevolezza matura della necessità d’irrigare, se necessario, con il proprio sudore anche la propria tristezza, con la solidarietà vissuta e la speranza per interventi rapidi e profondi, di trasformazioni audaci e radicalmente innovatrici.

 

Domenico Graziani